DOBREYI DEN 
2025
“Dobreyi den” è stata la prima parola che ho imparato
in ucraino.
Nel villaggio di Ispas, nei Carpazi della Bucovina
(oblast’ di Černivci), ci si saluta sempre per strada. È
un gesto semplice, ma che dice molto: riconoscere
l’altro, condividere un frammento di quotidianità.
Ho passato due settimane in Ucraina tra luglio e
agosto 2025.
Ventisei ore di viaggio all’andata, ventisei al ritorno, in
un pulmino da otto posti.
Sirene, blackout improvvisi, posti di blocco. Il
passaporto sempre in tasca.
Non ho cercato immagini sensazionali.
Ho scelto di osservare, ascoltare, rispettare.
Il vero scopo era conoscere la famiglia della mia
compagna e le sue origini.
E quello è stato il regalo più grande.
Poi torni qui.
Puoi scegliere di andare al mare, uscire a cena,
fermarti a chiacchierare fino a notte fonda.
Senza coprifuoco.
Senza sirene.
A volte bisogna vedere la differenza per capire
davvero la fortuna che abbiamo.
E ricordarsi che ciò che chiamiamo “normalità”,
altrove, è un privilegio raro.